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Aspetti psicologici della famiglia del malato

Aspetti psicologici della famiglia del malato

La famiglia è una piccola società, i membri che ne fanno parte scambiano tra loro continue interazioni in base ai ruoli e al tipo di legame che li contraddistingue. Ciò significa che qualsiasi cambiamento avvenga all’interno del nucleo familiare si ripercuote, in modo diretto o indiretto,  su tutto il sistema.

Inoltre, la famiglia si contraddistingue per il fatto che gli scambi che avvengono al suo interno sono maggiormente intensificati dai forti legami affettivi propri di un sistema famigliare. Legami che nella quotidianità contribuiscono ad apportare gioia e serenità fra i membri, mentre nei momenti di difficoltà alterano in modo significativo le ripercussioni emotive.

Di fatto, la famiglia è sia un insieme di individualità, ognuno con un proprio carattere, una propria storia e prospettive esistenziali,  sia una unica entità all’interno della quale i membri si relazionano in base alle peculiarità formatesi nel gruppo. Questo fa si che al di fuori della famiglia l’individuo possa avere una propria modalità di interagire con gli altri e di prendere decisioni, mentre all’interno della famiglia possa risentire del carattere e del tipo di relazioni del nucleo familiare e cambiare il suo modo di approcciarsi.

Il carattere della famiglia

Per spiegare meglio che cosa sia il carattere famigliare si può far riferimento ad un tipo di modalità che è quella junghiana, basata sulla disponibilità sociale e cioè sugli aspetti di introversione ed estroversione.

Esistono famiglie tendenzialmente estroverse, che hanno molti scambi con l’ambiente sociale e che quando vivono determinate problematiche ricorrono a tutti gli aiuti che ritengono necessari, sia medici che psicosociali, manifestando apertamente le loro difficoltà.

All’opposto, esistono famiglie più introverse che ritengono di non dover esternare i disagi familiari e quindi nelle situazioni di difficoltà tendono a negare l’accaduto per evitare di doverne parlare con altre persone.

Questi sono, come accennato, due estremi ed è ovvio che nella realtà esistono tanti livelli intermedi, ma l’esempio può essere esplicativo di come una famiglia più chiusa possa vivere ed affrontare in modo diverso la situazione di malattia di un proprio membro.

Le interazioni nel nucleo familiare

Ritornando al discorso delle interazioni all’interno del nucleo familiare, è importante sottolineare che l’equilibrio che si sviluppa fra i membri cambia col variare della situazione di vita dei componenti del gruppo; il caso più classico è quando il figlio si allontana da  casa e i genitori devono ricostruire un rapporto duale.

Allo stesso modo, quando un familiare si ammala vengono alterati vari equilibri che si devono ricostruire diversamente, almeno per quel dato periodo.  Nel caso del genitore che contrae una patologia severa, vi saranno vari cambiamenti, a livello di relazione intrafamiliare, uno di questi è che quel genitore perderà in parte il suo ruolo che sarà compensato dall’altro partner. Per fare un esempio, i figli per chiedere un permesso o un consiglio si rivolgeranno più spontaneamente al genitore sano che in quel momento vedono più forte e supportante, oltre al fatto di voler evitare pensieri o dispiaceri al genitore ammalato.

Le tipologie familiari di supporto al proprio membro ammalato

In base al tipo di relazioni che si sono create nel tempo fra i membri, al momento storico familiare e al carattere manifesto della famiglia si possono distinguere alcune tipologie base, puramente a scopo orientativo, riguardo alla modalità di approcciarsi al proprio caro malato:

– Le  Famiglie ad approccio supportivo e contenitivo : nelle quali vi è una buona interazione fra i membri, lo scambio affettivo è aperto e il dialogo è diretto e spontaneo. Le decisioni vengono valutate insieme, lasciando poi al paziente la scelta che verrà comunque rispettata anche se non condivisa. Questo approccio aiuta notevolmente il paziente nel contenere le proprie ansie di cui può parlare liberamente e nel rapportarsi in modo più opportuno con la malattia, forte di un sistema familiare altamente sostenitivo.


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– Le famiglie ad approccio supportivo ma non contenitivo: non ci sono scambi aperti e diretti fra tutti  i componenti, la famiglia però rimane comunque un valido sostegno che si manifesta soprattutto attraverso una presenza fisica e una discreta disponibilità. Il paziente può quindi avvertire le buone intenzioni dei propri cari, ma provare solitudine e incomprensione in determinati momenti, spesso perché pensa che i familiari possano soffrire troppo se si relaziona con loro mostrando le proprie ansie e paure.

– Le famiglie ad approccio vicariante: in questo caso i membri sono presenti, ma la loro presenza è spesso vicariante il paziente che si sente fortemente influenzato nelle scelte dai propri famigliari e a volte bypassato, in quanto i familiari per iperproteggerlo  effettuano forti pressioni con i sanitari o parlano con loro in sua assenza. In questa situazione il paziente avverte la presenza dei propri cari, ma non si sente compreso nel vissuto di disagio che sta provando e può fantasticare sul fatto che non gli sia detta tutta la verità sul suo stato di salute.

– Le famiglie ad approccio disorganizzate: non vi sono punti di riferimento specifici, a volte i componenti sono di supporto e altre volte non sono presenti, altre ancora tendono a fare pressioni sul paziente e/o sugli operatori per ottenere maggiori servizi o per specifiche richieste che però spesso non combaciano con i bisogni reali del paziente. In questa situazione il paziente cerca di gestire in modo autonomo il percorso di cura evitando di coinvolgere i propri familiari oppure accettando la loro presenza quando ci sono ed evitando di richiederla quando sa che non verrà esaudita.

– Le famiglie ad approccio evitante: gli scambi e le interazioni sono limitate, i componenti spesso limitano la loro presenza, sia a livello emotivo che fisico. In molti casi ciò è dovuto a problemi di lontananza (abitano in altre città) o di lavoro e ciò si ripercuote in modo negativo sul paziente che, più che mai in questo contesto,  oltre alla mancanza di un supporto familiare vive il senso di colpa per le limitazioni che il proprio stato di salute comporta nella vita degli altri componenti.

– Le famiglie assenti: per motivi di disaccordo o per altre cause interrelazionali o logistiche, il paziente affronta la malattia da solo, usufruendo solo sporadicamente dell’apporto dei propri familiari.


Se da un lato la famiglia si presenta con le proprie risorse e i propri limiti dati dalla capacità o meno di essere contenitiva e supportiva  e dal proprio carattere unitario nonché dalle individualità, dall’altra parte esiste una situazione altamente complessa,come quella del percorso di cura del paziente e l’insieme di ripercussioni psicologiche che crea difficoltà fra i membri.


L’influenza dell’evento malattia

E’ importante sottolineare che l’evento malattia entra in modo irruento nella vita di una famiglia e comporta non pochi sconquassamenti, per questo motivo le reazioni dei componenti saranno influenzate dal tipo di risorse presenti in quel momento nella famiglia; di fatto, chi è malato in quel momento è un proprio caro e non un estraneo.

Questo fattore è altamente rilevante per quanto concerne le ripercussioni che ha nel comportamento dei familiari che lo accudiscono, oltre al fatto che si trovano catapultati in una realtà forte e dolorosa, come quella della malattia, dove non conoscono tutti gli aspetti, medici e psicosociali, che essa comporta ma ci si devono comunque rapportare e apprenderli con l’esperienza.

Per tutti questi motivi, e altri ancora, si possono innescare nei familiari, soprattutto quelli più vicini al paziente, dei forti sensi di colpa per non saper o non aver saputo assistere il proprio caro nel modo migliore.

Si tratta di stati emotivi molto comuni fra i familiari che troppo spesso giudicano il loro comportamento a fronte di una situazione ormai risolta e quindi con lo stato psicologico e le conoscenze attuali, non valutando che in quel momento non avevano tutte queste risorse ma solo o soprattutto un gran coinvolgimento affettivo fatto di amore, dolore, paura, impotenza e altro ancora, che difficilmente rende obiettivi e lucidi nelle scelte.

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Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
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www.laurapedrinellicarrara.it

pedrinellicarraralaura@gmail.com

 

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