
PUOI ASCOLTARE LA LETTURA DEL BRANO IN QUESTO AUDIOARTICOLO
Vivere in una struttura per anziani comporta un notevole cambiamento per lo stile di vita.
Anche nei casi in cui la persona è entrata di propria volontà, deve interfacciarsi con orari e abitudini diverse e convivere con persone estranee.
Fino a che, però, l’anziano è autonomo può gestire il proprio tempo libero prendendosi anche degli spazi propri; quando invece è costretto a stare in carrozzina, ecco che si trova a doversi adattare alle regole e ai ritmi della struttura che lo accoglie.
Questo iter prevede orari per alzarsi e per dormire, per l’igiene, per mangiare e per fare le varie attività o per stare semplicemente nel salone con gli altri.
Dal punto di vista della struttura, sono manovre essenziali per mantenere una buona organizzazione che possa soddisfare le esigenze standard degli anziani coniugandole con quelle gestionali.
Ma il punto di vista dell’anziano qual è?
Una signora mi disse:
“Non mi sento considerata! La mattina mi svegliano di colpo anche se dormo profondamente e in 5 minuti mi hanno già vestita e portata a fare colazione. Qualcuna non ha proprio grazia e, quando mi fa alzare dal letto e mi veste, mi tratta come un sacco di patate. Durante il giorno non ho mai un momento per stare da sola, se vengo in camera mi vengono a cercare e poi mi riportano nel salone. Da quando sono in carrozzina non ho più la possibilità di fare ciò che voglio. La sera alle 19.30 già mi mettono a letto! Mannaggia queste mie gambe che non mi sorreggono più!”
Il fatto che l’anziano non si lamenti non significa che accetti di essere trattato come un “sacco di patate” o che non se ne accorga, forse è timido o teme di essere trattato ancora peggio se brontola.
Da un lato è comprensibile che in una struttura per anziani sia difficile l’assistenza personalizzata, proprio perché ogni persona ha le sue esigenze fisiche e caratteriali. Soprattutto in soggetti con età avanzata, che dimorano lontano dai propri familiari e dalle proprie case, è normale che si sviluppino bisogni molto differenti rispetto agli altri ospiti.
Dal lato dell’anziano, invece, è importante comprendere che la sensazione che potrebbe vivere nel caso in cui non sia più autonomo fisicamente, soprattutto se è una persona lucida e attiva, è quella di essere gestito totalmente e di non poter più autodeterminarsi nella propria quotidianità.
Le sensazioni di passività e di non controllo della propria vita sono mattoni pesanti che rendono maggiormente opprimente il vissuto nella struttura e aumentano l’umore depresso.
Come migliorare il vissuto dell’anziano in struttura?
- Ascoltare le sue esigenze
Sarebbe importante ascoltare l’anziano, valutare se sia possibile venirgli incontro e come poterlo fare senza sconvolgere i ritmi organizzativi. A volte basta poco, magari c’è quella persona che vuole alzarsi prima e quella che può essere alzata per ultima. È ovvio che non si può soddisfare ogni richiesta, ma già ascoltarli e andar loro incontro in qualche modo li farà sentire maggiormente considerati e meno passivi. - Maggior cura nelle interazioni
Le stesse manovre che si fanno per alzarli dal letto e vestirli possono essere svolte considerando che si sta alzando e vestendo un nostro famigliare o noi stessi un domani, in questo modo migliorerà l’attenzione e il rispetto per l’altro che molti operatori svolgono naturalmente e con passione, mentre altri un po’ meno. Anche se c’è poco tempo, cantare insieme a lui o scherzare mentre lo si aiuta ad alzarsi dal letto rende l’accudimento più accogliente e meno sbrigativo, pur durando lo stesso tempo. - Coinvolgerlo maggiormente
Stimolarlo ad aiutarvi, quando e se è possibile, nelle piccole mansioni. Per esempio, mentre si sparecchia può darvi il tovagliolo, mentre state mettendo a posto i vestiti lavati può aiutarvi a piegarne uno. - Stimolarlo ad occupare il suo tempo
Alcuni anziani si chiudono in sé, evitano le interazioni, rifiutano i lavori ricreativi, diventano brontoloni. Comprendere quali attività svolgevano da giovani e cercare di stimolari in tal senso, per quanto è possibile. Per esempio, se erano appassionati di calcio, informarli sulla loro squadra del cuore, parlarne insieme, fargli vedere una partita. Se erano della brave cuoche, farsi dare qualche ricetta e magari chiedere al cuoco se è possibile inserirla per una volta nel menù (coinvolgere diversi anziani magari promuovendo il piatto del mese con le ricette date da loro).
Leggi anche i seguenti articoli
Come fare quando l’anziano rifiuta la badante?
I laboratori linguistici per gli anziani (con audio dell’articolo)
Le cause e i sintomi della depressione nell’anziano
La perdita dell’autonomia dell’anziano
BIBLIOGRAFIA
- Pedrinelli Carrara Laura Una mente attiva. Precorsi di stimolazione cognitiva per la terza età Ed. Erickson collana I Materiali.
- Pedrinelli Carrara Laura Attività di animazione con gli anziani Stimolare le abilità cognitive e socio-relazionali nella terza età Ed. Erickson collana I Materiali.
- Pedrinelli Carrara Laura La conoscenza e la gestione delle emozioni del paziente del caregiver famigliare e dell’operatore edito da Streetlib.
Dott.ssa LAURA PEDRINELLI CARRARA
Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnotista Ericksoniana
Studio in Via Marche, 71 a Senigallia (An)
Cell. 347/9471337
www.laurapedrinellicarrara.it
pedrinellicarraralaura@gmail.com